Tra gli otto “Competence center” italiani, previsti nel Piano nazionale Industria 4.0 e definiti dal Ministero dello sviluppo economico, c’è anche  il BI-REX (Big Data Innovation & Research EXcellence) con headquarter a Bologna, capoluogo di una regione particolarmente virtuosa, l’Emilia-Romagna.

Il progetto, che ha come capofila Alma Mater (UniBo) e coinvolge anche l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), l’Università degli studi di Ferrara e l’Università degli studi di Parma, si occuperà di “Big data” puntando su una stretta collaborazione con i Tecnopoli, centri di innovazione in cui la Regione investe da tempo, nei quali collaborano università e imprese, con il Cineca, fiore all’occhiello del mondo dell’innovazione italiano che, sottolinea Fabio Fava, «rappresenta il 70% della capacità di calcolo dell’intero paese», e con l’Istituto Italiano di Fisica Nucleare.

Le forti compagini e partnership industriali aderenti sono composte dalle eccellenze che insistono nella regione. Settori al centro del progetto e che pertanto godranno di notevoli vantaggi, sono la meccatronica, l’automotive, il biomedicale, l’agrifood.

«Industria 4.0 per molte aziende è un processo già in atto» sottolinea Fava, secondo il quale «è particolarmente importante fare un salto ulteriore, che deve essere facilitato da attori di primo livello». E’ quindi corretta l’impostazione del bando ministeriale sui requisiti richiesti agli enti di ricerca, perché «è fondamentale che il livello sia alto».

Assieme a BI-REX lavoreranno gli altri sette CC, al fine di supportare un’industria italiana che vuole innovare per crescere e distinguersi nella competizione internazionale; qui la graduatoria (*) pubblicata dal MISE dei soggetti ammessi alla fase negoziale e di seguito l’elenco in sintesi:

  • Manufacturing 4.0, che vede come capofila il Politecnico di Torino e che si occuperà di digitale applicato al manifatturiero, con particolare attenzione per automotive, aerospazio e energia;
  • Made in Italy 4.0, guidato dal Politecnico di Milano e che mira a creare una fabbrica digitale vera e propria;
  • BI-REX, coordinato dall’Università di Bologna che, come detto, si occuperà di “Big data” e quindi di IIoT (Industrial Internet of Things);
  • ARTES 4.0, coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con focus sulla robotica, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ma che riunisce anche la Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Università di Firenze, Università di Siena e altri atenei;
  • SMACT, il cui capofila è l’Università degli Studi di Padova ma sostenuto da una rete di atenei del territorio (Verona, Venezia, Iuav, Trento, Bolzano, Udine, Trieste e altri) e con focus su agroalimentare, abbigliamento, arredamento e automazione;
  • Industry 4.0, guidato dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e che è sostenuto da otto fra atenei campani e pugliesi, e dalle Regioni Campania e Puglia;
  • START 4.0, con a capo il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il contributo di importanti aziende italiane;
  • Cyber 4.0, che vede come capofila l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” il cui focus è la cyber security.

(*) La graduatoria è stata redatta in ordine decrescente in ragione del punteggio attribuito a ciascuna domanda sulla base dei criteri di valutazione previsti dal bando.

Cosa faranno i centri di competenza ad alta specializzazione

I competence center sono chiamati, secondo il Mise, a «svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese nonché di supporto nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione, da parte delle imprese e in particolare delle Pmi, di nuovi prodotti, processi o servizi (o al loro miglioramento) grazie alle tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0».

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